CACCIATORI DEGLI APPENNINI 


L’EPICA STORIA DEL RAGGRUPPAMENTO “CACCIATORI DEGLI APPENNINI”
Cristiano Garaguso
 
 
    Nella storia delle forze armate della R.S.I. particolare importanza assume il Raggruppamento "Cacciatori degli Appennini", perché venne costituito, addestrato ed impiegato in Italia, ossia nello spirito e nella tradizione dell'Esercito Italiano. In conseguenza si trattò di un reparto nettamente distinto non solo dalle altre formazioni della repubblica a carattere speciale quali la Xa M.A.S., la Legione "Muti" e le Brigate Nere, su cui influivano la spregiudicatezza propria dei reparti volontari, con tutti gli inconvenienti degli anomali inquadramenti e delle gerarchie improvvisate, ma anche dalle stesse Divisioni addestrate in Germania.
    Queste ultime infatti avevano ricevuto, attraverso l'applicazione del regolamento "teutonico", naturalmente non sentito dalla massa dei militari, un certo immusonito e rigido inquadramento, che aveva fatto perdere loro, almeno in parte, quella che è la caratteristica spigliatezza delle truppe italiane.
 
 
Parma Aprile 1944. L’addestramento
 
 
    Non tutti forse saranno di questo parere; ed è certamente difficile cogliere esattamente quello che caratterizza l'essenza di una formazione militare. Sta di fatto che in nessun reparto della R.S.I. si respirò aria più serena, scevra cioè da odi di parte, da rancori personali, da più o meno larvati personalismi, quanto nei "Cacciatori degli Appennini", che nacquero agli inizi del 1944, a seguito di accordi intercorsi tra lo Stato Maggiore Esercito, il Comando Generale della G.N.R. e il Comando Germanico, quali corpi costituenti il "Centro Addestramento Reparti Speciali (C.A.R.S.) con compiti addestrativi per una successiva riunione in G.U.
    Tali corpi furono inizialmente i seguenti:
    a) - I° Reggimento "Cacciatori degli Appennini" (Comando di Reg.to e tre Btg.), Comandante Ten. Col. Bruno, costituito con Granatieri, Bersaglieri, Alpini.
    b) - 3° Reggimento "Cacciatori degli Appennini", Comandante Col. Zaccherini costituito con gli elementi delle "Compagnie della Morte" mobilitate dal P.F.R.
    e) - 2° Regg.to "Cacciatori degli Appennini", Comandante T. Col. Languasco costituito con reparti della G.N.R. e sue specialità.
    d) - 4° Regg.to di Cavalleria "Cavalieri di Lombardia" (su due o più gruppi di squadroni) Comandante Col. Pagliano.
    e) - (di prevista costituzione) Gruppo di artiglieria.
    Il Comando del C.A.R.S., il suo quartier Generale, il 2° e il 3° Rgt. Cacciatori e quello di Cavalleria vennero dislocati a Panna; il I° Rgt.,  invece, a Reggio Emilia.
    Malgrado tale vasto organico il C.A.R.S. non raggiunse mai la forza prevista. Difficoltà di vario genere, sia d'ordine logistico che contingente, impedirono ai reggimenti di conseguire l'inquadramento che sembrava essere nelle intenzioni degli Stati Maggiori. Al mancato regolare afflusso di uomini e materiali, che resero impossibile la costituzione del reggimento di cavalleria e del gruppo di artiglieria, si aggiunse l'ordine di scioglimento per il 3° reggimento i cui elementi vennero trasferiti quali complementi alla Divisione "Italia". Gli intensi bombardamenti aerei nemici su Parma costrinsero intanto il C.A.R.S. ad assumere una nuova dislocazione. Il Comando si trasferì a Sòrbolo mentre il 2° reggimento si accasermò a Langhirano e località viciniori.
    Primo comandante del Centro fu il generale di Corpo d'Armata Enea Navarrini al quale erano stati affiancati i generali di Divisione Piatti e Montagna. In breve volger di tempo però il generale Navarrini venne sostituito dal generale Piatti e il generale Montagna destinato ad altro incarico. Ma anche il generale Piatti, dopo poche settimane di comando, passò le consegne al Generale di Brigata Farina . Malgrado questa continua rotazione di comandanti, i reparti procedevano al regolare addestramento, per altro ostacolate dalla insufficienza di materiali dovuta alla situazione generale del territorio nazionale.
    Nel giugno il C.A.R.S. ebbe l'ordine di trasferirsi ne1 Veneto. Il Movimento dei reparti dei materiali si svolse sotto continui bombardamenti aerei che costrinsero a trasbordi ed a lunghe soste. Il Comando del Raggruppamento e il 2° Reggimento si insediarono a Bassano del Grappa, il I° Reggimento a Schio; distaccamenti vennero creati ad Asiago, a Vittorio Veneto e ad Asolo.
    Il Battaglione Alpini "Cadore" del I° Reggimento restò invece in Emilia. Dopo solo 15 giorni, durante i quali i Reparti avevano continuato con intensità ad addestrarsi, un nuovo improvviso ordine di spostamento costrinse i Reparti del Centro a ripetere la logorante e perigliosa fatica, per trasferirsi in Piemonte accasermando il Comando e il I° Reggimento a Bra e il 2° Reggimento ad Alba, con distaccamenti a Canale e Santo Stefano Balbo.
 
 
 Camion di Cacciatori degli Appennini pronto per una azione antipartigiana
 
 
    Cessato l'addestramento i Reparti iniziarono il loro compito di sicurezza curando, con continui spostamenti, la tranquillità della zona. Si impose però il riordino organico dei Reparti al fine di dare ad essi un inquadramento consono ai nuovi compiti assunti. Di questa esigenza si rese immediatamente conto il Generale Del Giudice non appena destinato al Comando del C.A.R.S., in sostituzione del generale Farina, nominato Comandante della Divisione "San Marco". Le sue proposte vennero accolte dallo Stato Maggiore Esercito che dispose la trasformazione del C.A.R.S. in Raggruppamento "Cacciatori degli Appennini" dando ad esso le caratteristiche di Grande Unità Leggera proprie delle Brigate Coloniali. Sciolti i Comandi di Reggimento, il Raggruppamento venne riorganizzato come segue: Comando, Quartier Generale, Ufficio Posta Militare, Sezione di Sanità, Sezione Polizia Militare, Reparto Trasmissioni, Autoreparto, una Compagnia Anticarro, Sezione da 20 millimetri, Nucleo Esplorante, tre Battaglioni, un Centro di Addestramento, e una Base Logistica a Crema. Il suo Comando venne assunto dal Col. Languasco. Nuovamente trasferito nella zona delle Basse Langhe, e dislocato il Comando a Ceva, il Raggruppamento assunse nell'ottobre 1944 il suo definitivo schieramento con il compito di resistere sui passi di San Bernardo e di Garessio, Forti di Nava e Molini di Triora, ad eventuali tentativi di penetrazione nell'interno da parte di truppe nemiche sbarcate sulla riviera di Ponente nonché di proteggere da infiltrazioni partigiane le rotabili della zona.
    Il Raggruppamento "Cacciatori degli Appennini" nel Cevese non solo raggiunse il suo definitivo schieramento dando luminosa prova delle proprie virtù militari, ma dimostrò anche quale fosse la peculiare funzione dei presidi dell'esercito italiano nella turbinosa vicenda della R.S.I. Il suo arrivo a Ceva e nelle zone contermini, da mesi ormai staccate da ogni autorità costituita, valse a riportare l'ordine nelle amministrazioni comunali, a riorganizzare gli approvvigionamenti annonari per la popolazione civile, ad assicurare la vita agli enti assistenziali e benefici che più avevano sofferto del caos esistente. Interessante notare che i pubblici amministratori vennero fatti designare dalle personalità del luogo, senza alcun pregiudizio verso le loro opinioni politiche e con la sola preoccupazione di identificare gli uomini più onesti e più capaci.
 
 
Zona delle Langhe. Cuneo. Ottobre 1944. “cacciatori degli Appennini” si riposano durante una operazione
 
 
    Quotidianamente automezzi del Raggruppamento vennero impiegati per il trasporto di derrate alimentari destinate ai civili, mentre una vasta azione di persuasione e di forza veniva svolta per il regolare funzionamento degli ammassi e per la lotta contro il mercato nero. Quasi nulle le requisizioni di generi alimentari per le necessità della truppa; larghissime le offerte di generi vari, di casermaggio, di indumenti e di medicinali all'Orfanotrofio, all'Ospedale, alla Pubblica Mensa, ed altre istituzioni del genere. Contemporaneamente il Raggruppamento ottenne dalle superiori autorità che i renitenti della zona, catturati, non venissero più, come era stato fino ad allora praticato, avviati alla deportazione, ma inquadrati in un apposito centro di addestramento, dal quale molti per altro vennero dimessi e restituiti alle loro case muniti di regolare esonero da ogni servizio.
    Il Raggruppamento intanto provvedeva a potenziare i propri organici in uomini e mezzi, onde meglio assolvere i compiti difensivi affidatigli. Nello stesso tempo venne provveduto ad organizzare, con opere in cemento armato, ostacoli anticarro e caverne, la difesa della zona nella previsione di eventuali sbarchi sul litorale ligure. 1 Reparti furono più volte elogiati dai Comandi Superiori per l'ottimo comportamento e per l'elevato cosciente spirito militare, che pur alieno da ogni faziosità di parte, permise loro di mantenere altissimo il morale. Numerevolissimi i singoli episodi di valore di ufficiali e di uomini di truppa; imponente lo sforzo sia tattico sia logistico compiuto dall'intero Raggruppamento nel novembre 1944 in occasione di un fortissimo aviolancio effettuato dagli "Alleati" nelle Langhe.
    Data l'efficienza e il rendimento dimostrato, venne proposta ed ottenuta la trasformazione del Raggruppamento in Divisione Leggera con organico originale, ma indovinatissimo, che ne avrebbe fatto un vero modello del genere. Mentre tale trasformazione era in corso, in una imboscata venne gravemente ferito il col. Languasco.
    Il precipitare degli eventi nell'aprile del 1945 trovò il Raggruppamento sempre sereno e saldo sulle proprie posizioni. L'ordine di ripiegamento, improvviso ed inaspettato, arrivò il 25 aprile. Malgrado la limitatissima disponibilità di mezzi di trasporto (gli autocarri erano proprio in quei giorni in corso di trasformazione a gasogeno per sopperire alla deficienza di carburante), lo sgombero di Ceva venne organizzato con meticolosa cura dal col. Languasco, nel frattempo rientrato, benché non guarito, dall'ospedale, provvedendosi tra l'altro alla liquidazione amministrativa di tutte le pendenze, alla ordinata riconsegna dei locali occupati ed al ripiegamento dell'Ospedaletto da Campo. Tutti i reparti staccati, nel frattempo, avevano raggiunto il loro Comando che alle ore 23,00 del 25 aprile lasciava Ceva per iniziare la marcia costituendo l'ala destra del Corpo d'Armata di cui faceva parte.
    Superato Lesegno, San Michele, Mondovì, Magliano Alpi e Trinità, traversato il Tanaro su passerella nei pressi di Fossano, il Raggruppamento, marciando pressoché ininterrottamente con formazione perfetta, raggiunse Fossano, superò Savigliano e Garignano, rifornì i propri automezzi a Stupinigi e la sera del I° maggio attraversò Torino a Corso Francia. Malgrado il susseguirsi dei tragici eventi che caratterizzarono l'ormai storico aprile 1945, il Raggruppamento "Cacciatori degli Appennini" si impose anche agli avversari per la efficienza e potenza dei reparti. Al suo approssimarsi i centri abitati venivano abbandonati dalle formazioni armate avversarie che solo raramente tentarono qualche attacco alle pattuglie avanzate immediatamente però respinto con decisa volontà, esemplare valore e perfetta tecnica dai Cacciatori, forti della convinzione di aver adempiuto sino in fondo in serenità il loro dovere di italiani. La riprova di questa serenità si ebbe nei gentili episodi dei matrimoni celebrati durante il ripiegamento di quattro ufficiali dei Cacciatori con quattro ausiliarie. Semplici cerimonie celebrate in piccole chiese di campagna nelle ore più impensate durante le rapide soste della colonna.
    Il 4 maggio il Raggruppamento che, nel frattempo, dopo essere passato attraverso Ciriè e Castellamonte, aveva raggiunto così la "zona franca" Cirrea - Strambino Romano, vennero comunicate le modalità di resa che erano state perfezionate dal Comando di Corpo d'Armata con la 34a Divisione Statunitense della 5a Armata. Esse erano:
    a) versamento in giornata delle artiglierie, mezzi blindati e stazioni radio. Tutte le altre armi vennero conservate dai reparti, fino all'atto della costituzione in prigionia, con l'ordine scritto di servirsene contro formazioni irregolari che si fossero infiltrati nella "zona franca".
    b) Onore delle armi.
    e) Trattamento da prigionieri di guerra secondo le norme internazionali.
    d) Impegno da parte delle truppe statunitensi a che gli elementi italiani del Corpo d'Armata non venissero consegnati alla faziosità politica italiana del momento.
    Da rilevare che l'impegno relativo a quest'ultimo punto non venne mantenuto dal nemico che pur vi si era solennemente impegnato.
    Il 5 maggio 1945 alle ore 11 antimeridiane in Scarmaglio il Raggruppamento "Cacciatori degli Appennini" al completo si riunì in armi con la sua Bandiera. Dopo la consegna di ricompense al valor militare il generale von Lieb (soprannominato il "Leone di Cerkassy"), Comandante la 34a Divisione tedesca cui il Raggruppamento era stato unito durante il ripiegamento, dichiarò "... se il mondo, la vostra e la mia Patria vorranno la pace dovranno combattere il Bolscevismo e potranno combatterlo e vincerlo solo con uomini come voi, gloriosi, indimenticabili Cacciatori degli Appennini".
    Alle 17 del 5 maggio i "Cacciatori degli Appennini" entrarono cantando ad Ivrea.
    Il Raggruppamento "Cacciatori degli Appennini" non è stato vinto; solo gli avvenimenti lo hanno costretto alla resa.
    Rimane comunque a suo vanto l'essere stato l'unico reparto della R.S.I. che abbia resistito al completo di uomini e di mezzi sino al maggio 1945.
 
 
CONTINUITÀ' IDEALE N. 3-4 Marzo 1998 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

DOMUS